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ORIGINI DEL MASSAGGIO e la sua EVOLUZIONE NELL’ERA MODERNA

Aggiornamento: 10 mar 2021

tratto da "Melodia Alchemica della Trasformazione - un viaggio verso la liberazione della vitalità dallo stress alla consapevolezza nel ritmo del respiro" di Elisa Del Dotto, Tesi finale Operatore Olistico presso Accademia Integra (BO)



Il massaggio è l’arte più antica, intuitiva, spontanea e naturale, attraverso la quale l’essere umano si è educato a lenire la sofferenza, sia come esigenza terapeutica per la ricerca del benessere fisico, sia come strumento di percezione, conferma e accettazione della propria esistenza. Il ricorso al massaggio, per eliminare la fatica, alleviare il dolore, rilassare e consentire una più facile applicazione di oli e unguenti sulla pelle, si perde nella notte dei tempi e probabilmente, rappresenta la più antica forma di trattamento medico.

Ognuno di noi compie istintivamente un piccolo massaggio dopo una caduta o un urto, per lenire i dolori di una nevralgia o di un’indigestione. Anche solo appoggiando le mani sulla parte dolorante, si può percepire meglio il dolore; se poi si accompagna con movimenti lievi o pressioni più o meno intense, e con l’utilizzo delle proprietà benefiche erboristiche, la situazione può migliorare notevolmente. Da questo gesto intuitivo nasce il massaggio, una forma di contatto conosciuta in tutte le culture che utilizza non solo i polpastrelli e le mani per creare manovre più o meno complesse.

Molti ritrovamenti archeologici testimoniano il perdurare di questo strumento nei secoli dalla sua comparsa. Tali manovre naturali nel trascorrere dei secoli sono diventate sempre più sofisticate, con tecniche e canoni sempre più definiti che spesso vedevano il massaggio all’interno di un rituale religioso, soprattutto in Oriente, in paesi come Nepal e Thailandia. Infatti fin dall’antichità, la tecnica del massaggio era considerata un’arte essenziale anche come ricerca spirituale e interiore. Ma anche molte altre antiche culture come i Maya, Hawaiana, Inca, Avajo e Cherokee, utilizzavano il massaggio come tecnica di prevenzione e guarigione dalle malattie. Secondo la filosofia Inca, malattia e malesseri derivano da un rapporto disarmonico tra l’uomo e la natura e da uno stato di squilibrio tra due energie opposte, l’energia lunare “Ki” propria dell’uomo e quella solare “Ti” tipica della donna. Dalla perfetta armonia tra queste due energie, deriva la nostra serenità.


Le tecniche manuali hanno fatto la storia del massaggio partendo dall’epoca dell’antica India, circa 4.000 anni fa, in cui i testi sacri Veda descrivono le tecniche di massaggio Ayurvedico, ancora oggi in uso presso i cultori di questo rito e metodo terapeutico che presuppone rilassamento, amore e benessere.

La parola “therapeia”, in italia oggi in uso solo nella medicina occidentale riconosciuta, significa in realtà “servizio”; questo traduce il concetto di terapia o di cura in una forma di servizio tra esseri umani e non solo: ad esempio la fitoterapia, oltre a designare la medicina erboristica, ha il significato più ampio di servizio o di cura per mezzo delle piante. Ancora il termine sanscrito Ayurveda è formato da “ayus” (vita), e “veda” (conoscenza o scienza); possiamo parlare quindi di scienza della vita, la conoscenza della vita o tenore di vita basato sulla conoscenza, a servizio della salute e benessere dell'uomo. Era il primo sistema medico, cioè un metodo che sistematizza e applica le conoscenze sullo stato di salute e lo stato di malattia, sugli stati di squilibrio e equilibrio degli esseri viventi, ed indicava come si potessero correggere e riequilibrare. Veniva compreso ogni aspetto dell’essere vivente nella sua totalità: sul piano fisico, quello psichico e quello spirituale.

L’ayus, la vita, in questa cultura è fatta di corpo, organi dei sensi, mente e anima. La salute quindi non è vista solo come assenza di malessere o malattia, ma uno stato di continuo benessere e appagamento, uno stato di felicità fisica, mentale e spirituale. Il concetto di equilibrio quindi comporta non solo il perfetto funzionamento dei nostri sistemi e organi, della nostra psiche e del nostro spirito, ma anche il rapporto di felice convivenza con tutte la realtà intorno a noi: familiari, amici, lavoro, clima e cultura in cui viviamo. Da millenni le madri indiane massaggiano i loro bambini con essenze oleose, in funzione anche della prevenzione dalle malattie, tenendo alto il livello energetico dei piccoli. La storia del massaggio in India coincide con una storia spirituale, e la manipolazione assume il valore di una ricerca dello spirito tra pratiche massoterapiche, bagni termali, esercizi Yoga e tecniche di respirazione Pranayama.

La cura e riabilitazione delle malattie, è un altro aspetto del massaggio accolto soprattutto dalla cultura cinese, che ha rivelato sin dall’epoca più remota il suo interesse per le manovre e le tecniche di terapia manuale espresse nel Kong-Fou, un antichissimo libro cinese datato circa al 2.700 a.C.. Qui si leggono indicazioni relative al massaggio come cura contro raffreddori e malesseri “strofinando il palmo della mano al mattino presto”. Si ritrova inoltre una grande importanza data al piede nello scatenamento dei riflessi neurovegetativi, applicati ancora oggi nella Riflessologia Plantare.

Nei secoli quest’abilità si è raffinata, arrivata fino ad oggi tramite un’evoluzione millenaria che ha accresciuto tecniche e sapienza. Egiziani, Romani e Greci conoscevano bene queste tecniche sia per la ricerca del benessere fisico per mantenere il corpo nel suo stato migliore, sia per la ricerca del piacere.

Le terapie manuali sono testimoniate in epoca antica anche nella tomba di un medico e sacerdote egizio, Ankhmahor (2345 a.C.), che si trova nella necropoli di Saqqara. In questo monumento funerario si illustra la diagnosi e la cura dei malesseri all’epoca dei faraoni e ben due terapisti, in un disegno tombale, sono raffigurati mentre trattano gli arti (una mano e un piede) di un paziente. Cleopatra (70a.c. - 30 a.c.), passata alla storia per la sua bellezza per l’interesse nella cura del corpo ad esempio con bagni nel latte di asina, non era rimasta immune a questi trattamenti.



I Greci appresero dagli egizi l’arte dei massaggi e riferimenti a questo si ritrovano anche tramite il primo poeta greco Omero, nella stessa Odissea. I benefici del massaggio furono decantati da Ippocrate, il padre della medicina moderna, che tra V e IV secolo a. C. insegnò il valore del termine “anatripsis”, ovvero frizionare verso l’alto durante il massaggio. Ciò che aveva intuito Ippocrate è ancora in uso tutt'oggi: la pratica manuale deve contrariare la circolazione sanguigna, dalla periferia verso il centro (il cuore), pensando di arrivare ad armonizzare situazioni di squilibrio, per esempio dare tono ad un’articolazione troppo rilasciata, oppure scioglierne una rigida. Inoltre, come fece la medicina Ayurvedica, inquadrò il massaggio, insieme all’ alimentazione corretta, l’aria fresca, bagni e idroterapia, musica, amici e riposo, come panacea per tutti i mali: li consigliava per scopi terapeutici ma anche rilassanti, in ogni caso fondamentali per eliminare la fatica muscolare dopo le gare o il lavoro fisico intenso. Fu difatti in Grecia che si fece la prima distinzione tra massaggio sportivo e massaggio terapeutico: il primo era legato principalmente ai giochi, mentre il secondo era legato alla medicina e ai rituali di guarigione nei templi.



Gli antichi romani seguirono la cultura greca adottando le cure fisiche e i massaggi anche come metodi di benessere e bellezza, soprattutto nelle celebri terme. La storia del massaggio arriva ad un punto cruciale ora che incontra l’acqua: i massaggiatori dell’epoca dovevano manipolare i muscoli e sciogliere le articolazioni prima e dopo i bagni, o dopo le applicazioni dei fanghi o delle sabbiature.

Asclepiade, medico di origine greche trasferitosi a Roma per praticare e insegnare medicina, scrisse nel suo libro “L’Evoluzione della Medicina Moderna” come grazie a un massaggio risvegliò un uomo apparentemente morto. Un altro medico romano, Celsio, all’inizio dell’età cristiana era convinto che si dovesse massaggiare il proprio corpo più volte al giorno, possibilmente all’aria aperta sfruttando anche il Sole. Si narra che Giulio Cesare era solito farsi massaggiare tutti i giorni per trovare sollievo dai dolori dell’emicrania e delle nevralgie dovute all’epilessia; mentre Plinio il Vecchio, noto naturalista, in una sua lettera all’imperatore parla di come fosse stata salvata la sua vita da un medico grazie all’utilizzo del massaggio. Ed anche il medico più noto dell’antichità romana, Galeno, vissuto durante il regno dell’imperatore Marco Aurelio, dedicò diversi testi riguardo le tecniche di massaggio.

Anche nel mondo Arabo troviamo un importante contributo grazie ad Avicenna un medico, filosofo, matematico, logico e fisico persiano (980 d. C. - 1037 a. C.): egli perfezionò la tecnica della distillazione per produrre essenze come quella di rosa e descrisse l’importanza delle tecniche manuali contro i dolori nei suoi scritti.

La sua opera maggiore è al-Qanun fi-tibb , ”Il canone di medicina" stampato nel testo arabo per la prima volta a Roma nel 1593 e assai studiato nel Medioevo, riordina sistematicamente le dottrine mediche di Ippocrate e Galeno e quelle biologiche di Aristotele, apportando un sostanziale progresso medico facendolo ritenere da molti come “il padre della medicina moderna”. Dopo la caduta dell’Impero Romano, in Occidente i massaggi non ebbero più una grande stima da parte della medicina ufficiale. Durante tutto il Medioevo in Europa le pratiche del massaggio caddero nell’oblio e, purtroppo durante questo buio periodo, ogni forma di contatto col corpo viene abbandonata, perché peccaminosa per la Chiesa Cattolica Cristina: il corpo venne visto come sede delle passioni più terrene e fu messo in contrasto con la vita dello spirito. Il massaggio venne declassato a rimedio popolare mal visto e spesso accompagno con il sospetto della stregoneria.

All’inizio del XVII secolo il francese René Descartes, Cartesio, segnò l’inizio della sconnessione profonda e separazione netta tra il corpo dell’uomo e la sua anima, amplificando il divario che già si era creato nel medioevo. Questo contribuì fortemente a non vedere nel corpo umano altro che il suo aspetto fisico e materiale. Il concetto di Dualismo introdotto chiaramente da Cartesio in realtà è un concetto molto più antico e compare già nelle opere di Platone, vede una qualche tipo di separazione tra mente e corpo, come un capitano e la sua nave. Cartesio denominava la materia riferendosi alle sue proprietà più elementari , la parte fisica res extensa e la mente res cogitans. Queste due erano sostanze separate tra cui non poteva esistere nessuna influenza. Così l’arte del massaggio in Occidente rimase dimenticata per diverso tempo: rispetto al passato tramontava il concetto di unità psicosomatica dell’individuo (ovvero di dialogo tra corpo e psiche) e "toccando o manipolando" una persona si pensava di influire principalmente e meccanicamente solo sulla sua componente fisica. Si dovrà aspettare ancora molto tempo per una riconciliazione di questi aspetti.

Questo valeva per l’Occidente, mentre in Oriente e Medio Oriente la cultura degli Hammam fu introdotta da Maometto nel mondo mussulmano: qui nacque probabilmente la parola che oggi identifica il massaggio; secondo alcuni studiosi infatti proviene dal termine arabo “masah”, simile all’ebraico “massech”, ovvero il “toccare con le mani” che tanto veniva utilizzato a scopo terapeutico. Nel mondo Arabo il massaggio fu investito di significato religioso, e divenne parte del rito di purificazione. Sherazade, la bellissima narratrice di “Le mille e una notte” (X Sec.) raccontava come una città poteva definirsi così solo se possedeva un Hammam e fu aperto l’ingresso a questi luoghi sociali anche alle donne.


Mantenuta viva l’antica tradizione, il massaggio dagli arabi tornò in Occidente sono nel Rinascimento (1350 - 1600) e cominciò a farsi strada di nuovo nelle pratiche di medicina.

Lo troviamo nelle opere Girolamo Mercuriale (1530 - 1606), medico e umanista, che nel suo trattato "De Arte Gymnastica" scritto nel 1529 sancì la nascita della medicina sportiva, facendo rivalutare anche il ruolo di tale disciplina in campo medico e terapeutico attingendo alla medicina Greca.

La diffusione delle tecniche del massaggio aumentarono ancora nel Seicento, quando William Harvey (1578 - 1657) ri-scoprì la circolazione sanguigna, e il massaggio venne accettato come misura terapeutica dal mondo scientifico; nel trattato del 1617 del chirurgo Acquapendente, di Padova, si usa per la prima volta il termine impastamento.

Fu proprio colui che sancì la profonda divisione tra corpo e mente a porre anche le base per un riavvicinamento futuro: Cartesio alla fine della sua vita modificò alcuni aspetti della sua teoria precedente del dualismo, nello scritto “Le passioni dell’anima” (1649). Qui sostenne che la mente (o anima) ed il corpo non sono separati, ma che sono intimamente legati e addirittura mischiati. Esisterebbe un punto privilegiato dove mente e corpo interagiscono: la ghiandola pineale, che nella cultura orientale viene identificato nel VI Chakra Ajina. Qui la res cogitans e la rex extensa comunicano finalmente. Ma dobbiamo aspettare l’Ottocento per una vera e piena diffusione attraverso la nascita del Massaggio Svedese del medico Peter Henrik Ling (1776 -1839): egli allineò le tante pratiche della storia del massaggio in un metodo unico, definito appunto massaggio svedese.

A Ling si attribuisce la prima sistematizzazione delle tecniche di massaggio all'interno di un metodo, definendo indicazioni, controindicazioni, nomenclature, manualità e norme deontologiche. Sviluppò le tecniche di massaggio classico e manipolazione usate ancora oggi basandosi su movimenti di ginnastica Attiva e ginnastica Passiva, dando via ad una nuova teoria sincretica con tecniche derivanti da manipolazioni antiche egiziane, greche, romane e orientali cinesi. L’incontro con altre culture sviluppato dalle politiche coloniali dell’epoca, portò alla diffusione dei massaggi di tradizione cinese e indiana anche nei nostri territori occidentali grazie all’opera di divulgazione di numerosi studiosi dell’epoca. Ma ancora il corpo e mente sono separate e anche la nuova psicologia del tempo si orienta con la tendenza generale in una rigorosa separazione tra corpo e anima.

Come Cartesio, Freud (1856-1939), il creatore della psicoanalisi, visse un profondo dualismo: dapprima usava un metodo di esplorazione dell’inconscio che vietava ogni contatto corporeo tra analista e paziente ed il corpo in questa fase non veniva minimamente preso in considerazione durante le terapie. Non c'era neanche un vero contatto visivo tra terapista e paziente, il quale proiettava così i suoi pensieri insieme alle parole. La cosa cambiò radicalmente quando attribuì un ruolo centrale al corpo a partire dagli Studi sull’isteria (1895) e riconobbe una connessione tra fisico e mente, in conseguenza della quale elaborò il concetto di pulsione (“Pulsione e loro destini” - 1915) come “limite tra lo psichico e il somatico”. Le sue ricerche lo avevano portato a convincersi che “l’Io psichico si fonda sull’Io corporeo”, concetto che assume ancora maggior centralità nel libro “Io e l’Es” (1923), in cui il corpo svolge quella funzione dell’Io necessaria alla costituzione del senso di Identità: “l’Io è innanzitutto un’entità corporea” e, in definitiva, è derivato da sensazioni corporee, sopratutto dalle sensazioni provenienti dalla superficie del corpo. Il corpo e i suoi affetti, nonostante ancora un certo dualismo, diventano prioritari della costruzione dell’Io. A tirare le conseguenze di questo principio fu un suo collega e allievo Wilhelm Reich (1897-1957), medico e psichiatra austriaco, che divenne noto per le sue ricerche sulla sessualità e per la sua teoria sull’ “energia orgonica”.

Coniò l’Orgonomia, ovvero la scienza che studia l’energia cosmica primordiale presente ovunque nell’universo: l’energia da cui deriva tutto ciò che vive. Il termine coniato da Reich deriva dai termini orgasmo e organico. L’energia organica è l’energia vitale cosmica e la forza creativa fondamentale e non deriva dalla materia differenziandosi da ogni altro tipo di energia: elettrica, magnetica, nucleare, etc ... Una delle funzioni basilari di quest’energia è la Pulsazione osservabile facilmente anche nell’organismo vivente: pulsazione cardiaca, ad esempio, e sopratutto la respirazione. Reich per rendere più efficaci i suoi trattamenti psico-corporei, si interessò alla respirazione abbinata a piccoli movimenti e tocchi al paziente.

Si rese conto inoltre che nel corpo umano possono esistere dei meccanismi di difesa muscolari, oltre che psichici, e li identificò in sette anelli di tensione corporea. Questi anelli secondo Reich sono capaci di determinare il carattere psico-emotivo della persona e il suo comportamento: ad ogni frustrazione, ad ogni pulsione repressa, dall’infanzia in poi, corrisponde nel corpo un irrigidimento, legato alla formazione di tensioni muscolari, che Reich chiama blocchi energetici. Essi sono la conseguenza degli atteggiamenti sviluppati dall’individuo per bloccare le proprie emozioni e sensazioni, come l’angoscia, la rabbia, l’eccitazione, in situazioni conflittuali.


Continuò su questa via Alexander Lowen (1910-2008), fu sia paziente che allievo di Reich, ed è considerato il principale continuatore del suo approccio psicocorporeo. Negli anni cinquanta mise a punto un particolare approccio noto come Analisi Bioenergetica e nel 1956 ha fondato a New York l'International Institute for Bioenergetic Analysis.


Egli sviluppò questo nuovo metodo collegando ad un carattere psicologico determinate tensioni muscolari ed imparò a leggere il corpo delle persone in termini energetici. Lowen e Reich definirono dei "caratteri tipo" in base "all'armatura" fisica e posturale che si erano costruiti. L'armatura è una metafora che si riferisce agli spasmi muscolari, alla diminuzione della motilità , ai disallineamenti posturali e agli atteggiamenti caratteriali che un individuo sviluppa che agiscono come difesa contro lo sfondamento di sentimenti, sensazioni, emozioni o esperienze indesiderate o intollerabili. L'armatura muscolare serve, principalmente, come difesa contro l'ansia, la rabbia, la paura e l'eccitazione sessuale.


Associò il lavoro sul corpo a quello sulla mente aiutando la persona a prendere consapevolezza e risolvere i propri problemi esistenziali e relazionali, riequilibrando le proprie capacità di provare piacere e gioia di vivere. Svilupparono tecniche manuali, esercizi fisici, pratiche di respirazione e molto altro. L'insieme delle sue teorie e pratiche si è diffuso in tutto il mondo fin dagli anni settanta, trovando terreno fertile nella filosofia “New Age” che fioriva in quegli anni, e dando luogo alla nascita di molti massaggi come espressione della liberazione del corpo, dei sentimenti e dell’equilibrio globale, come ad esempio il massaggio Californiano. Questo massaggio, apparentemente più tradizione rispetto alle tecniche bioenergetiche, nasce dopo un periodo di costanti guerre ed in cui l’umanità stava proprio ricercando un contatto attraverso i movimenti Hippy e Figli dei Fiori. E’ un trattamento noto per la sua dolcezza, la sua sensibilità e le manovre avvolgenti quasi “materne" ed è chiamato anche da molti “massaggio psicosomatico”. E’ tutt'ora molto famoso e utile per aiutare il corpo a ritrovare la propria integrità in un anima frammentata, attraverso un tocco “amorevole”, ri-offrendo un concetto di Contatto nel modo più autentico e vero nel significato. Ristabilisce l’unità mente-corpo favorendo la reintegrazione del proprio Io nella sua totalità. Seguendo questa scia di Integrazione pisco-fisica attraverso il massaggio e varie tecniche, negli anni 80 è stato particolarmente importante il lavoro dello psicologo e psicoterapeuta Padrini. Egli ha ideato una tecnica che stimola l’auto-guarigione di Massaggio Bioenergetico partendo proprio dall’analisi bioenergetica di Lowen.

Questo tipo di massaggio ha la funzione di individuare le parti del corpo bloccate o tese e i punti carenti di energia per ristabilire un equilibrio energetico della zona e riattivare il flusso energetico dell’intero corpo, attraverso le manualità del massaggio e “l’ascolto attivo" sia da parte dell’operatore e sia da parte di chi riceve il massaggio. Il massaggio bioenergetico aiuta il processo di integrazione corporea e conferisce sicurezza. Esso permette alla persona di acquisire quello che, nel linguaggio bioenergetico e Gestaltico, viene definito “grounding”, ovvero la consapevolezza della propria realtà corporea ed il prendere atto della relazione con il proprio corpo e con l’ambiente. Il carattere può in parte trasformarsi e la persona diventa più plastica e adattabile, trovando risposte più idonee alle proprie esigenze esistenziali.





Grazie a tutti questi diversi punti di vista che l’hanno nutrito, anche se ha dovuto aspettare molti secoli prima di tornare a galla, l’arte del massaggio è tornata all’antica “magia” di ristabilire un armonico dialogo tra tutte le parti del corpo: quella fisica, mentale e spirituale. Il percorso e l’evoluzione del massaggio è durata migliaia di anni, fino a quando i progressi della medicina moderna e della tecnologia non sono riuscite ad accantonare quest’arte e i suoi benefici.

Fino a qualche anno fa i popoli considerati civilizzati si sono trattati praticamente solo con l’uso di farmaci, ma negli ultimi tempi è stato riscoperto il valore benefico del contatto umano e dei suoi benefici, che sta vivendo in questo modo un momento di ascesa molto intenso. Il motivo di questa rinascita, probabilmente è da ricondursi alle condizioni estreme di stress che viviamo ogni giorno e alle situazioni, gli impegni e le responsabilità che ci impone la nostra società attuale che si è resa “deserto” per la vera vita.





Essere pieni di vita significa respirare profondamente, muoversi liberamente e sentire con intensità.”

- Alexander Lowen



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